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Aggiungere la parola “cultura” a “enogastronomia” è azione benedetta dal progresso, dagli esegeti della diversificazione e dagli aedi del marketing, dai gestori di hotel e di centri benessere, per non parlare delle sale biliardo vogliose di darsi nuovo lustro. Secondo il programma del partito Cucina Sapori e Libertà saranno presto banditi i lavativi che non compulsano i ricettari, non si interessano alla cucina destrutturata postmoderna, alle sofisticherie nei poveri piatti di nonna, alle sottigliezze causidiche applicate alla giustapposizione delle spezie più raffinate. I palati fini domineranno il mondo, gli altri vagheranno con il loro panino al prosciutto, privi di dignità e diritti civili. È un preciso impegno del Maitre del Consiglio.

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