Avevo appena preso i cereali dallo scaffale più alto, quando inavvertitamente lo vidi. Stava lì, piantato in mezzo alla corsia, e pareva quasi fissarmi. Per la sorpresa quasi persi l’equilibrio. Abbandonato il carrello vicino alle fette biscottate, mi avvicinai. Per non farmi vedere, mi accucciavo dietro gli espositori di cartone, seguivo come un’ombra gli acquirenti del sabato pomeriggio. Intanto, continuava a rimanere lì. Altissimo. Imponente. Gettai un’occhiata attorno. Le cassiere erano lontane, indaffarate con la coda del week-end, e non mi prestavano attenzione. Rimasi un attimo incerta, ma decisi di tentare. Lo afferrai al volo, e iniziai a correre velocemente verso l’uscita. Lo presi per la barba, dopo avergli tolto velocemente gli stivali, rifiniti malissimo. Te ne comprerò di più belli, sussurrai affettuosa, mentre il suo peso non indifferente iniziava a farmi rallentare. Lui zitto, fermo, in attesa di vedere se ce l’avrei fatta. Mi fermarono che avevo il fiatone, poco prima dei surgelati. Ci separarono bruscamente, dopo avermi fatto una bella lavata di capo. La vigilanza, severa, mi scortò all’uscita, e io, triste, lo guardai ancora una volta, dietro la porta a vetri. Tornerò a prenderti, pensavo, mentre con pazienza risistemavano il suo corpo di plastica davanti agli articoli natalizi.
Incuriosito dalla chiacchierata sugli storytelling e poetry slam, mi sto facendo una cultura a proposito. Ovviamente, avendo letto il tuo nome in tutte le competizioni torinesi di settore, non potevo esimermi e ho cercato qualcosa scritto da te. Questo è molto sfizioso, davvero divertente. Brava!
Denis