SHE ha detto “vestiti dobbiamo andare”.
HE, senza rispondere, ha posato il bicchiere, alzato la mano, unito il pollice, anulare e mignolo e alzato il braccio.
“Due, grazie” rimanevano due dita “altri due”.
Lui si è alzato. E’ passato con la coscia tra il lato rigido del tavolino e la spalla della ragazza seduta di fianco a lui vicino alla finestra fredda del bar. Ha tirato su i bicchieri dal bancone e è tornato a sedere.
Anice, acqua fresca, ghiaccio. L’ordine non si può cambiare.
“Cosa stavi dicendo?”
“Niente. Tu?”
“Niente.”
HE, di nuovo in piedi, con un minimo sforzo ha appoggiato la mano sul tavolino in marmo colore cammello, la superficie era fredda, e si mosso in avanti.
“Oui, oui” puoi prendere l’accendino. Aveva fatto cenno con la testa. Il signore del tavolo a sinistra non si era ancora tolto il cappotto.
SHE aveva bevuto un sorso. Adesso stava continuando a guardare dritto.
HE ripassava la frase prima di rivolgere la domanda a lei “cosa abbiamo deciso di fare?” Cosa abbiamo deciso di fare? E fece tintinnare il ghiaccio in fondo al bicchiere. Voleva guardarlo. Eventualmente, passarci un dito sopra per capire se era ruvido, o artificiale. Quello piccolo a forma di campana, che quando si scioglie scava un buco nel mezzo. O un cubetto di ghiaccio fermo, e trasparente, che devi prendere con la pinzetta da dentro un secchiello d’argento prima di versalo nel bicchiere, e fa tin o pluck.
“Te l’ho detto.”
HE, garbatamente, la stava guardando negli occhi.
Se infilo il mio dito dentro il ghiaccio si incastra? Si scioglie. Poi diventa un frammento. Non ci può essere una forma di ghiaccio del tutto trasparente, non qui. Non è vero.
HE Aveva notato una frattura sul bordo del tavolino. Ci passò il dito sopra.
“Non bevi?” chiese.
Adesso era la vicina a chiedergli l’accendino.
“Non ho capito tu cos’hai deciso? Io” lo distrasse per un attimo.
FLASH FICTION 